Parma, 13 aprile 2017 – L’industria delle carni italiane oggi è sempre più presente sui mercati internazionali: nel 2016 ogni 100 euro di vendite dell’industria delle carni, 12 sono state realizzate in paesi esteri per un valore complessivo dell’export di 2,8 miliardi di euro (9% del totale alimentare). La progressiva crescita delle vendite estere, che ha fatto segnare un +75% nel corso degli ultimi 10 anni, ha consentito al settore di controbilanciare la contemporanea contrazione dei consumi interni.
La componente più dinamica delle esportazioni di carne è quella dei salumi e derivati, che con 1,6 miliardi di valore nel 2016 (56% del totale carni) ha quasi raddoppiato il proprio valore rispetto al 2006 (+91%) e mostra segnali positivi di crescita anche nel corso dell’ultimo anno (+4,5%).
Nel mercato mondiale il nostro paese ha una quota pari al 7,7% su un valore totale di 21 miliardi di euro nel 2016. Di questi 3,4 miliardi (16% del totale) sono concentrati nel Regno Unito, primo mercato di importazione di salumi, con positivi trend di crescita nel corso degli ultimi 10 anni (+33%). Data la rilevanza del mercato d’oltremanica e il suo positivo andamento, vi sono ampie opportunità che possono ancora essere colte dalle imprese italiane.
Un’indagine svolta da Agrifood Monitor su un campione di 800 responsabili di acquisto del Regno Unito ha consentito di evidenziarne i comportamenti, di mettere a fuoco il grado di conoscenza, reputazione e percezione dei prodotti italiani e quindi di identificare i principali driver di acquisto.
“Circa un consumatore del Regno Unito su due acquista prodotti italiani”, dichiara Denis Pantini, Direttore dell’Area Agroalimentare di Nomisma, “e il suo profilo evidenzia caratteri evoluti determinati da un reddito medio-alto, un titolo di studio superiore e l’utilizzo di internet per la ricerca di informazioni sui prodotti alimentari. Il segno distintivo è però il legame con il nostro paese, sia perché ha origini italiane che perché ci è stato nel corso dell’ultimo anno.”
“UK rappresenta sicuramente un importante mercato di sbocco per l’export del settore,” commenta Niccolò Zuffetti, Marketing Manager, CRIBIS. “La scelta però delle controparti all’interno del mercato è però fondamentale, sia che siano importatori, distributori, GDO o i dettaglianti finali. Rispetto ad altri mercati europei come l’Italia, UK presenta però un mercato caratterizzato da pochi operatori, ma mediamente più grandi e meno rischiosi.”
Scarica il comunicato stampa completoLe slide delle relazioni di Denis Pantini (Nomisma) e Niccolò Zuffetti (Cribis) sono disponibili inviando una mail di richiesta a info@agrifoodmonitor.it